Il momento presente ha obbligato tutti (o quasi) gli psicoterapeuti a passare a modalità online di lavoro con i propri pazienti.

 

Molti sistemici, e non solo, studiano da anni questa modalità relazionale, che non è solo un tema tecnico, ma anche e soprattutto una diversa modalità di fare clinica.

 

Vista l’emergenza del momento riassumiamo alcuni punti importanti da tenere conto se ci si approccia a questa nuova modalità.

 

Brevi indicazioni cliniche

A cura di Valentina Albertini

 

  1. La differenza fra terapia online e in presenza è principalmente clinica. Non basta imparare a conoscere una piattaforma o avere i moduli privacy adatti.

 

  1. È importante l’opportunità o meno di attivare un percorso online. Questo tipo di percorso può non essere adatto a tutti i pazienti, e la sua applicabilità va valutata caso per caso.

 

  1. La terapia online non è una terapia di serie B. Per questo, anche il pagamento deve essere uguale a quanto era in presenza, per non squalificare il setting e il nostro lavoro

 

  1. La terapia online non è uno strumento più “facile”. Attenzione quindi a suggerirle a giovani terapeuti come modalità semplici di avvio alla professione. I colleghi che utilizzano questa modalità, condividono la necessità di conoscere bene la gestione del setting in presenza prima di passare alla modalità online.

 

5.I pazienti si trovano in un luogo per loro familiare. Può essere quindi necessario stabilire alcune regole. Ad esempio, trovarsi in una stanza chiusa senza che nessuno possa disturbare, non stare sdraiati sul letto o in pigiama, non magiare o fumare durante la seduta, ecc..

 

  1. Il setting online non è una semplice trasposizione di quello in presenza. Ci sono variabili nuove da osservare, a partire dal fatto che c’è una grande intrusione nella quotidianità del paziente

 

  1. La terapia online è più stancante di quella in presenza. Questa è una caratteristica che tutti i terapeuti che si interfacciano al virtuale sperimentano. Probabilmente sarà difficile mantenere lo stesso numero di pazienti che siamo soliti vedere in presenza.

 

  1. L’online può essere un buono strumento da utilizzare anche per la terapia di coppia. Ovviamente tutti gli aspetti di fisicità saranno ridotti, quindi strumenti come le sculture, o alcuni protocolli, non saranno applicabili.

 

  1. Esistono buone esperienze di setting familiare online. Prima dell’emergenza, l’online era stato utilizzato da molti per convocare in seduta membri che non vivevano vicini.

in questa situazione emergenziale, anche le sedute familiari sono fatte online, tenendo conto di alcuni accorgimenti, tipo l’importanza di stabilire chiare regole per parlare, per evitare che la seduta si trasformi in un caos.

 

  1. Il setting del terapeuta, laddove possibile, sarebbe meglio restasse lo stesso delle sedute in presenza. Se non è possibile recarsi in studio, sarebbe importante creare un luogo più neutro possibile. La self disclosure, lavorando dalla propria abitazione, è comunque inevitabile. È importante gestirla il più possibile, evitando per esempio di essere disturbati mentre si è in seduta, o di mettere la Webcam davanti alle fotografie della propria famiglia.

 

Nonostante questo elenco possa sembrare semplice, tutti i sistemici che da anni studiano le modalità di lavoro online concordano sul fatto che questa è una modalità clinica molto difficile.

 

 

Il Consiglio Nazionale degli Psicologi ha fatto un video molto utile e vi mettiamo a disposizione il link

 

https://m.youtube.com/watch?v=05kwR-N51jw&feature=youtu.be

 

 

 

La letteratura è molto vasta segnaliamo solamente due linee guida.

Per richieste inviare mail a info@sippr.it

 

Linee guida del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli psicologi (CNOP)

 

https://d66rp9rxjwtwy.cloudfront.net/wp-content/uploads/2015/04/Atti-Tipici_DEF_interno-LR-1.pdf

 

Linee guida APA

https://www.apa.org/practice/guidelines/telepsychology

 

 

 

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